La tutela della privacy in Italia non è una battaglia persa, nonostante lo strapotere dei giganti del web. Nel 2018 c’è stato un boom di sanzioni, oltre il doppio dei dodici mesi precedenti (+115%). Nuove «armi» sono a disposizione del garante, anche grazie al regolamento europeo, «la prima e più importante risposta che il diritto abbia espresso nei confronti della rivoluzione digitale», sottolinea Antonello Soro, garante della riservatezza.

Il bilancio di un anno di privacy europea è quest’anno una sorta di lascito a chi si prepara, dopo il 19 giugno, a subentrare all’attuale collegio dell’Authority. In sette anni – prosegue Soro – «abbiamo incrociato cambiamenti molto importanti: dalle rivelazioni di Snowden allo scandalo Cambridge Analytica, dall’esplosione dell’internet delle cose all’intelligenza artificiale, fino all’esperienza dell’oblio». Al punto che lo stesso Zuckerberg – «papà» di Facebook – è passato dallo slogan «la privacy è morta» a quello de «il futuro è la privacy».

Centinaia di ispezioni nel pubblico e nel privato

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Sono state 150 ispezioni effettuate dal Garante nel 2018. Gli accertamenti hanno riguardato numerosi e delicati settori, sia nell’ambito pubblico sia privato. Per quanto riguarda il settore privato, si sono rivolte principalmente ai trattamenti dagli istituti di credito, da società per attività di rating sul rischio e sulla solvibilità delle imprese, dalle aziende sanitarie locali e poi trasferiti a terzi per il loro utilizzo a fini di ricerca, da società che svolgono attività di telemarketing, da quelle che offrono servizi di «money transfer». Oggetto di particolare accertamento anche i trattamenti di dati svolti da società assicuratrici attraverso l’installazione di «scatole nere» a bordo degli autoveicoli e da società che offrono servizi medico-sanitari tramite app.

Per quanto riguarda il settore pubblico, l’attività di verifica si è concentrata su enti pubblici, soprattutto Comuni e Regioni, che svolgono trattamenti di dati personali mediante app per smartphone e tablet, (con particolare attenzione all’eventuale profilazione e geolocalizzazione degli utenti); sulle grandi banche dati; sul sistema della fiscalità, con speciale riguardo alle misure di sicurezza e al sistema degli audit; sul sistema informativo dell’Istat e sullo Spid.

Marketing telefonico e pubblicità

Nel mirino del Garante sono finite anche le questioni legate a telefonate, mail, fax e sms promozionali indesiderati, poi a Internet, alla videosorveglianza, al rapporto di lavoro, ai dati bancari. L’Autorità ha fornito riscontro a oltre 5.600 quesiti, reclami e segnalazioni con specifico riferimento a diversi settori: marketing telefonico e cartaceo; centrali rischi; credito al consumo; videosorveglianza; concessionari di pubblico servizio; recupero crediti; settore bancario e finanziario; assicurazioni; lavoro; enti locali; sanità e servizi di assistenza sociale.

Cyberbullismo ai controlli sulle fake news

Nella relazione annuale vengono citati anche gli interventi legati al cyberbullismo, ai controlli sulle fake news sull’uso dei dati personali sui social. Clamoroso il caso di di Cambridge Analytica, e dei droni a scopo ricreativo. Nel mondo sempre più tecnologico è cresciuta l’attenzione alla geolocalizzazione e alla memorizzazione delle impronte digitali dei dipendenti. Rientrano nei controlli le questioni legate alla Piattaforma Rousseau e le procedure per il reddito di cittadinanza.

La difesa dei minori

E’ proseguito il lavoro svolto per assicurare la protezione on line dei minori, in particolare riguardo ai possibili rischi insiti negli smart toys. Per combattere il fenomeno del cyberbullismo il Garante, ricorda la Relazione, ha predisposto, alla luce dei nuovi compiti assegnati dal legislatore, misure e procedure per la rimozione dei contenuti offensivi e ha siglato un protocollo di intesa con la Polizia postale e con alcuni Co.Re.Com. per rafforzare il sistema di tutele e attivare una rete di intervento tempestiva e coordinata a protezione delle giovani vittime. Il Garante ha fornito indicazioni sull’uso dei droni a scopo ricreativo e su come difendersi dai software dannosi, in particolare dal ransomware, il programma informatico diffuso per bloccare un dispositivo elettronico (pc, tablet, smartphone, smart tv), o criptare i dati in esso contenuti (foto, video, file), e chiedere un riscatto per «liberarlo».

L’associazionismo politico

Sul fronte dell’associazionismo politico, «da un lato rientra nell’autonomia dell’associazione la scelta del voto elettronico quale metodo di espressione, da parte degli iscritti, della propria volontà. Dall’altro lato, tale scelta non esime l’associazione dal rispetto dei principi essenziali di protezione dati, volti a garantire anche la libera espressione, da parte dell’iscritto, del proprio orientamento politico, al riparo da rischi di violazione, profilazione, manipolazione», ribadisce il Garante della privacy, spiegando che «tali garanzie sono tanto più necessarie quanto più le scelte espresse in ambito associativo si traducano poi, più o meno direttamente, in posizioni assunte dal partito o dai suoi esponenti, nelle sedi istituzionali. Si traccia infatti, così, un continuum tra base, partito e luoghi della rappresentanza che, a maggior ragione, deve rispettare anzitutto le libertà fondamentali».

La minaccia cinese

Nella sua dettagliata relazione Angelo Soro lancia un allarme sulla «vita a punti» dei cinesi, che «sembra indicare il rischio di un nuovo totalitarismo digitale, fondato sull’uso della tecnologia per un controllo ubiquitario sul cittadino e su un vero e proprio capitalismo della sorveglianza». Spiega: «La sinergia tra assenza di norme efficaci a tutela della privacy e dirigismo economico favorisce una sostanziale osmosi informativa tra i provider e il governo cinese che, anche per ragioni culturali, può massivamente raccogliere dati personali da riutilizzare per le finalità più diverse: dalla sicurezza nazionale alla promozione dell’intelligenza artificiale. E persino per la realizzazione di un sistema di controllo sociale fondato sul capillare monitoraggio e la penalizzazione di comportamenti ritenuti socialmente indesiderabili, con la preclusione all’accesso persino a determinate scuole o ad altri servizi di welfare». «Lo stesso antagonismo commerciale tra Usa e Cina – spiega Soro – sottende una competizione per l’egemonia tecnologica, che disegna la nuova geografia del potere planetario. A confronto due potenze che hanno maturato le proprie posizioni di vantaggio sulla raccolta massiva di dati, resa possibile da norme poco attente alle implicazioni di tale forma di `accumulazione estrattiva´ sulle libertà individuali». Tuttavia se negli Usa si sta avviando un percorso di rafforzamento della privacy, a seguito della sentenza Schrems e delle rivelazioni su Cambridge Analytica, «la realtà cinese sembra muoversi in senso assai diverso. E l’entità dei rapporti commerciali tra Europa e Cina è tale da non poter più prescindere da una cornice di garanzie adeguate, soprattutto per la tutela dei dati».

RossellaNormativa La tutela della privacy in Italia non è una battaglia persa, nonostante lo strapotere dei giganti del web. Nel 2018 c’è stato un boom di sanzioni, oltre il doppio dei dodici mesi precedenti (+115%). Nuove «armi» sono a disposizione del garante, anche grazie al regolamento europeo, «la prima e...