Questa settimana il vicepresidente del Consiglio e ministro del Lavoro Luigi Di Maio ha annunciato su Twitter un taglio delle imposte sul lavoro pagate dagli imprenditori che in alcuni casi arriverà fino al 30 per cento. Quello che non ha spiegato è che il taglio sarà finanziato da un taglio di circa mezzo miliardo in tre anni ai fondi che servono a incentivare gli imprenditori a migliorare la sicurezza sul posto di lavoro. Inoltre, secondo una recente sentenza della Cassazione, la nuova legge ridurrà le possibilità per i lavoratori di ottenere rimborsi in caso di infortunio. La misura annunciata da Di Maio era già presente nella legge di bilancio approvata a dicembre, ma è entrata in vigore soltanto questa settimana. Il taglio di cui parla il leader del Movimento 5 Stelle riguarda i premi INAIL, un’imposta pagata in parte dal datore di lavoro e in parte dal lavoratore che serve a finanziare l’assicurazione per malattia professionale dei lavoratori e i rimborsi in caso di infortunio (è un sistema che funziona, in sostanza, come quello di una normale assicurazione). Il sistema delle tabelle dei premi INAIL è particolarmente complicato e ogni categoria professionale ha la sua variante: più un lavoro è rischioso, più i premi INAIL sono alti. La revisione dei vecchi premi era attesa da molto tempo, sia dai sindacati che dalle imprese. La legge ha operato una revisione delle attività lavorative a cui si applicano i premi INAIL, eliminando quelle obsolete e aggiornandosi ai nuovi impieghi (introducendo per esempio la figura dei “rider” che si occupano di consegne a domicilio). La nuova legge prevede anche un aumento di cento milioni di euro delle tabelle compensative per i danni biologici subiti dai lavoratori. La novità principale della revisione però è il taglio dell’importo che dovrà essere pagato dagli imprenditori. Il tasso medio del premio è passato infatti dal 26 per mille al 17 per mille, una riduzione di circa il 30 per cento. L’entità del taglio, ha spiegato l’INAIL, è stata fatta tenendo presenti «i dati relativi all’andamento infortunistico e tecnopatico nel triennio 2013-2015 e le retribuzioni soggette a contribuzione di competenza nello stesso periodo». Questo taglio resterà in vigore per tre anni; nel 2021 si procederà a un nuovo esame della situazione ed eventualmente a una nuova revisione. Il taglio costerà alle casse dell’INAIL circa 1,7 miliardi di euro nei suoi primi tre anni di applicazione. Per ripianare questo buco nel bilancio dell’INAIL generato dal taglio delle tasse agli imprenditori, la legge di stabilità approvata lo scorso dicembre stabilisce esplicitamente, al comma 1.122, una serie di tagli ai fondi destinati a incentivare la prevenzione degli infortuni e agli sconti per chi migliorava la sicurezza nella propria azienda (che erano stati aumentati proprio nel 2018). Questi tagli ammontano a poco meno di 500 milioni di euro in tre anni. Commentando la decisione del governo, Giovanni Luciano, presidente del Consiglio di indirizzo e vigilanza dell’INAIL, ha ricordato che l’INAIL è attualmente in attivo di 1,7 miliardi di euro e che quindi «le risorse si possono trovare altrove nel bilancio. Invece, adesso, abbiamo il taglio degli incentivi e delle premialità per la prevenzione, e l’aumento risibile e parziale delle prestazioni a favore dei lavoratori». A proposito dell’aumento delle tabelle per i compensi per danni biologici, Luciano afferma: «Aumentare di 100 milioni di euro l’anno le tabelle del solo danno biologico in capitale a fronte di 1,5 miliardi in tre anni di taglio delle tariffe è un’operazione iniqua, soprattutto se, ripeto, questo taglio è addirittura compensato parzialmente dai fondi a favore della prevenzione». La revisione è invece apprezzata dalle associazioni degli imprenditori e dalla Lega. Il sottosegretario al Lavoro Claudio Durigon è stato uno dei principali autori e sostenitori della revisione e il primo a descriverne il funzionamento alla stampa. La decisione di ridurre i fondi per la prevenzione degli infortuni arriva mentre gli ultimi dati relativi al 2017 e al 2018 mostrano per la prima volta in più di un decennio che la diminuzione delle morti e degli incidenti sul lavoro si è fermata. Secondo gli ultimi dati INAIL, pubblicati proprio questa settimana, nel primo bimestre del 2019 il totale degli infortuni è in leggero aumento (complessivamente per quanto riguarda il numero di infortuni sul lavoro, l’Italia fa meglio di Germania, Francia e Spagna, ma peggio di circa metà degli altri paesi europei). La revisione del sistema sembra inoltre introdurre anche un altro effetto negativo per i lavoratori. Marco Ruffolo ha raccontato su Repubblica che in base all’interpretazione data ad un passaggio particolarmente complicato delle norme contenute nella legge di bilancio in una recente sentenza della Corte di Cassazione, i lavoratori non potranno più richiedere ai propri datori di lavoro tutti gli indennizzi non coperti dell’assicurazione INAIL (che rimborsa i danni biologici permanenti e quelli patrimoniali). Se in passato quindi il lavoratore infortunato, o i suoi parenti in caso di decesso, potevano chiedere al datore di lavoro i danni morali e quelli biologici temporanei, ora questa possibilità rischia di scomparire. Secondo i calcoli riportati nell’articolo, in alcuni casi questa interpretazione potrebbe portare a rimborsi quasi dimezzati per i lavoratori. L’INAIL respinge questa interpretazione restrittiva della legge, ma ha affermato in un comunicato che se questa interpretazione dovesse affermarsi chiederà una revisione della legge in modo da tornare a una situazione vantaggiosa per il lavoratore.  

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